In difesa del World Economic Forum 2009

di D. Daverio

F-5E in atterraggio con para-freno

Come ormai da molti anni a questa parte, l’ultima settimana del mese di gennaio la cittadina svizzera di Davos ha ospitato l’ennesimo Annual Meeting del World Economic Forum (WEF), con una serie di conferenze su temi che spaziano dall’economia, all’ecologia, alla politica, e molti altri ancora, che interessano sia i governi sia i rappresentanti dell’industria mondiali.

Vista la notevole presenza di “pezzi da novanta”, quali presidenti, primi ministri, ministri dell’economia, del commercio, della difesa, governatori provenienti da nazioni quali Stati Uniti, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Israele, Iran, Giappone, Russia, Cina, da Stati membri della Comunità Europea e da molte altre nazioni dei continenti africano e asiatico, le forze aeree di Svizzera e Austria hanno collaborato tra di loro per assicurare la copertura dello spazio aereo durante tutta l’agenda di conferenze tenutesi tra il 28 gennaio e il primo febbraio.

Hornet in decollo sullo sfondo delle montagne innevate

Per garantire la vigilanza di tale spazio aereo, le Forze Aeree hanno stabilito una no-fly zone con raggio di circa 50 chilometri e centro sulla cittadina grigionese di Davos. L’accesso da parte di aeromobili civili a quest’area era concesso previo accreditamento di aeromobili ed equipaggi presso le autorità aeronautiche militari e civili.

Da parte svizzera, la protezione è stata assicurata dal continuo pattugliamento (CAP – Combat Air Patrol) effettuato da diversi aeroplani. Elicotteri Super Puma, Cougar e Alouette III, insieme ai turboelica Pilatus, in protezione dello spazio aereo a media-bassa quota, dislocati su aeroporti nei pressi dell’area d’intervento, mentre la Base Aerea di Sion è stata scelta quale base di operazione per gli F/A-18 Hornet e per gli F-5E Tiger II, in base ad un piano di rotazione annuale tra tutti gli aeroporti militari attivi.

Particolare di un F-5E del Fliegerstaffel 13

La programmazione dei voli prevedeva CAP da un’ora circa, con rotazione continua di equipaggi ed aerei, durante tutte le giornate di conferenza, a partire dalle 7.30 circa fino alle 18.00, mentre una coppia di aerei era disponibile come Quick Reaction Alert (QRA) per gli orari non coperti dall’attività aerea.

Nella giornata di sabato 31 gennaio, giorno della nostra visita a Sion, gli Hornet e i Tiger rossocrociati si sono alternati in un via vai di decolli e atterraggi impressionante, lasciando trasparire un’efficienza dei velivoli (e, di conseguenza, una capacità operativa sia del personale di volo che di terra) impressionante: alle 7.40 il primo decollo di due F/A-18C, seguiti poco dopo da due F-5E; dopo un’ora precisa, altri 4 velivoli - due per tipo - davano il cambio ai primi, e così via per tutto l’arco della giornata. In totale, 12 caccia hanno volato ben 44 missioni, una ogni 3 ore.

Un Hornet nelle luci del tramonto

Gli F/A-18, per l’occasione, hanno utilizzato i Sidewinder nella nuova versione AIM-9X (recentemente acquisita dal governo svizzero, riconoscibile per le alette direzionali più piccole rispetto alle versioni precedenti) e i classici AMRAAM; i Tiger, tutti assegnati al Fliegerstaffeln 13 di stanza a Meiringen, si sono invece affidati alle versioni più datate ma sempre efficienti del missile IR, la 9P.

La neve e il freddo (alle 8.30 del mattino, la temperatura segnava -7°C) non hanno certo fermato l’attività degli equipaggi svizzeri, e non hanno nemmeno fatto desistere noi dal partecipare a questa meravigliosa giornata.